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19 Aprile, 2025

“Zero al Sud”

Così come tra la fine dell’Ottocento e l’inizio de Novecento, grazie al suo documentato studio su Nord e Sud. Prime linee di una inchiesta sulla ripartizione territoriale delle entrate e delle spese dello Stato in Italia, il lucano Francesco Saverio Nitti sfatava il mito di un Mezzogiorno che drenava ingenti risorse finanziarie dall’Italia settentrionale, per dimostrare, invece, l’esatto opposto, allo stesso modo, nel suo recente Zero al Sud, Marco Esposito decostruisce uno dei capisaldi del “teorema meridionale” di un Sud che riceve e spreca ingenti risorse pubbliche, di un Meridione abitato da cittadini “ricchi” e dissipatori” di finanziamenti che sarebbero sottratti all’‘efficiente’ e ‘virtuoso’ Nord.

Infatti, sulla base di un rigoroso studio della normativa vigente, delle tabelle statistiche di ripartizione dei finanziamenti pubblici e, soprattutto, dell’analisi critica delle fonti primarie giuridico-politiche connesse all’attuazione del federalismo fiscale, il giornalista de Il Mattino ne ricostruisce “la storia incredibile (e vera)” della sua “attuazione perversa”.

Dopo avere evidenziato la cancellazione di ogni riferimento al Mezzogiorno nella Carta Costituzionale in occasione della riforma varata dai Governi di Centro-sinistra nel 2001, Esposito si sofferma prima sulla genesi e poi sull’attuazione del federalismo fiscale, ossia l’“insieme dei meccanismi che servono a fare affluire a ogni centro di potere le risorse proprie”.

Così facendo, il giornalista partenopeo ha la possibilità di mostrare come nelle Commissioni parlamentari competenti, così come nell’ANCI, gli esponenti politici dei territori settentrionali che ne hanno fatto parte, tra gli altri, il leghista Giancarlo Giorgetti di Cazzago Brabbia (VA) ed il piduino Piero Fassino di Torino, prescindendo sistematicamente e scientemente dalla definizione dei livelli essenziali di prestazione (Lep), previsti sia dalla Costituzione sia dalla legge attuativa 42/2009, abbiano varato il nuovo dispositivo fiscale, prevedendo come criterio di ripartizione delle risorse finanziarie da assegnare ai Comuni per l’esercizio diretto di poteri e funzioni che riguardano l’istruzione, gli asili nido ed i servizi sociali quello della spesa storica, che, dato il dualismo italiano, non fa altro che fotografare la situazione di fatto a tutto vantaggio dei Comuni settentrionali.

I parlamentari settentrionali, osserva Esposito, rimasti sorpresi dal fatto che l’iniziale calcolo dei Lep invece di confermare il “teorema meridionale” di un Mezzogiorno che drena e spreca sistematicamente la maggior parte delle risorse pubbliche nazionali ha evidenziato l’esatto opposto, ossia la ripartizione ineguale dei finanziamenti pubblici a favore del Nord Italia, pur di salvaguardare i livelli dei servizi offerti nei loro territori, hanno scelto di cristallizzare ed acuire ulteriormente il divario tra Nord e Sud, ricorrendo al criterio della spesa storica per la determinazione dei fabbisogni relativi all’istruzione ed agli asili nido “senza tenere in alcun conto la popolazione”. Così facendo, prosegue Esposito, si è fatto sì che nei grandi Comuni della provincia di Napoli, “come Giuliano, Casoria, Pozzuoli, Portici, San Giorgio a Cremano, Ercolano – i fabbisogni per gli asili nido diventavano addirittura zero”.

Abbattuto il target perequativo dal 100% al 45,8% ed elevata la ricchezza a principio di redistribuzioni delle risorse da utilizzare per garantire i diritti sociali e civili basilari dei cittadini, il metodo degli zero, prosegue Esposito nella sua ricostruzione, che, allo stesso tempo, costituisce anche un grave atto di accusa, è stato esteso, per quanto concerne l’impostazione, dagli asili nido alla gestione dei rifiuti, ai servizi sociali ed ai trasporti locali. Inoltre, evidenzia il giornalista napoletano, per giustificare scelte costituzionalmente inique e sperequate, che alimentano un modello ineguale ed asimmetrico di cittadinanza, di serie A al Settentrione e di serie B al Meridione, si è giunti anche ad affermare che il livello delle prestazioni va legato “alle attese (abitudini?) dei meridionali”. In altri termini, in “Campania, in Calabria, in Puglia, in Basilicata i servizi erano pochi e scadenti? Erano quelle che le persone si aspettavano e quindi era quello il livello essenziale delle prestazioni che andava garantito in quella parte del territorio nazionale”.

Nelle conclusioni del suo testo, Esposito inquadra l’attuazione “perversa” del federalismo fiscale, perversa in quanto incostituzionale, illegale, iniqua e discriminatoria, nel più ampio quadro delle scelte politiche attuate dai Governi nazionali nel corso degli ultimi anni. Politiche che, sempre secondo l’autore, sembrano attuare un disegno di allocazione delle risorse pubbliche soprattutto nell’Italia settentrionale, come quando, ad esempio, a partire dal 2013, la ripartizione del fondo sanitario di 110 miliardi di euro viene attuata sulla base del criterio, paradossale ma del tutto funzionale agli interessi dei territori settentrionali, del “più malattie, meno cure”. Ossia chi, come i cittadini italiani della Campania, ha una speranza di vita inferiore ottiene una divisione procapite della spesa sanitaria inferiore rispetto a chi, come, ad esempio, i cittadini italiani del Piemonte, ha una speranza di vita più elevata. Per la serie, così come chi già usufruisce di servizi maggiori e migliori continuerà ad usufruire di servizi maggiori e migliori, a tutto discapito dei cittadini del Mezzogiorno, allo stesso modo chi gode di uno stato di salute migliore continuerà a godere di uno stato di salute migliore, a tutto discapito di chi, invece, ha uno stato di salute peggiore. Chi ha di più continuerà avere di più e chi ha di meno continuerà ad vere di meno. Dunque, disattendendo il principio di uguaglianza, nell’ambito dello stesso Stato unitario convivono cittadini di serie A e cittadini di serie B.

Il merito di Marco Esposito consiste nell’avere svelato i meccanismi d’istituzionalizzazione di riproduzione del divario Nord/Sud, che, in una fase di crisi economica e finanziaria, stanno culminando nell’approvazione dell’autonomia differenziata. La quale, elevando la ricchezza a principio di ripartizione delle risorse a livello regionale, rovescia lo spirito solidale e perequativo della Costituzione italiana, per attuarla, arbitrariamente, come uno strumento iniquo, sperequativo e discriminatorio, del tutto funzionale alla “secessione dei ricchi”.

Come sia stato possibile assegnare tanti zero al Sud, ce lo spiega lo stesso giornalista del Mattino, quando rimarca il fatto che i Parlamentari meridionali sono stati del tutto “assenti” o “silenti” nelle riunioni della Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale. Dunque, “Zero al Sud”, perché ‘Zero’ è stato l’impegno del suo ceto politico nazionale e locale nel tutelare e promuovere i diritti dei cittadini meridionali. Un tragico vuoto di rappresentanza che dovrebbe essere colmato quanto prima.

16/03/2019 – Salvatore Lucchese

                     

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