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20 Aprile, 2025

Intervista al Console del Bénin a Napoli

 

Giuseppe Gambardella, napoletano, classe 1966, Console del Bénin a Napoli delinea la sua mission diplomatica; laureato in giurisprudenza e specializzato in diritto internazionale. Uomo di grande fede e spessore culturale. Una moglie bellissima, due figli e tanto mal d’Africa. I viaggi di ritorno dalla Repubblica del Bénin lasciano sempre l’amaro in bocca. Il mutuo soccorso verso il prossimo, i più bisognosi la sua mission fatta di sacrifici e tanti sorrisi ricevuti dalla parte più debole della società.

In che modo ha reso la Repubblica del Benin un agglomerato di risorse speciali?
“La Repubblica del Bénin ha una storia secolare e culturalmente è molto interessante. Si stanno registrando grossi progressi negli ultimi anni, grazie all’attuale Governo ed il Paese è in grande evoluzione, soprattutto per ciò che concerne la costruzione di infrastrutture.
I miglioramenti più evidenti sono nel settore sanitario, scolastico e nell’accesso alle fonti idriche. Anche il Consolato del Bénin a Napoli ha contribuito negli anni allo sviluppo dell’intera nazione, offrendo il proprio contributo negli ambiti citati.
Nel corso degli anni sono tantissimi i progetti che sono stati realizzati: la costruzione di dieci scuole, di 24 pozzi per l’approvvigionamento di acqua potabile, l’installazione pannelli solari sul tetto dell’Orfanotrofio Yeten, la ristrutturazione e allestimento di quattro reparti maternità, l’organizzazione di cinque campagne del progetto “Uno zaino per tutti” e la donazione di apparecchi acustici per i bambini sordomuti dell’Istituto San Filippo Smaldone di Natitingou.
Tutte queste opere non sarebbero state possibili senza le Istituzioni, le Associazioni e i privati cittadini che sono i principali protagonisti, senza dimenticare la guida dell’Ambasciata della Repubblica del Bénin in Francia, del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica del Bénin e di S.E. il Presidente della Repubblica Patrice Talon, il quale rinnova la fiducia nell’Istituzione Consolare di Napoli per il sostegno apportato al programma d’ azione governativa”.

Perché “Donare è Amore”?
“Sono immensamente legato all’Associazione “Donare è …..Amore” presieduta dalla Dott.ssa Pina Pascarella, la quale in maniera instancabile sostiene i più deboli sia sul territorio napoletano che in Africa. Il suo cuore immenso ha dato sempre prova di grandissima sensibilità e dedizione al prossimo, infatti ha costruito una scuola in Bénin, precisamente nel Comune di Cobly, dedicata a suo fratello Vincenzo prematuramente scomparso ed inaugurata nell’anno 2016 da suo padre Giovanni, che ha viaggiato con me per l’occasione. Ricordo ancora con commozione quei momenti che resteranno indelebili per me ed il volto felice dei numerosi bambini che ancora oggi beneficiano di quest’opera dall’alto valore sociale ed educativo. La Presidente Pascarella è stata inoltre indispensabile per l’organizzazione di numerosi eventi di promozione del Paese e di progetti come quello dedicato al sostegno dell’economia femminile tramite la diffusione del burro di Karité, prodotto d’eccellenza del Bénin; la partecipazione a diverse campagne del progetto “Uno zaino per tutti”, che prevede la raccolta di materiale scolastico per incentivare il diritto allo studio dei bambini e tantissime altre iniziative.
Provo profonda riconoscenza e stima nei confronti dell’operato dell’Associazione “Donare è …..Amore” e spero che in futuro potremmo fare ancora molto di più”.

Il progetto realizzato che più le sta a cuore. Il volto a cui è stato felice di donare un sorriso.
“Ci sono tantissimi episodi che conservo nelle mia memoria e dei ricordi che ancora oggi mi suscitano grande emozione.
Un giorno , mi recai nel profondo nord del Paese nella città di Natitingou dove c’è un Istituto religioso intitolato a “San Filippo Smaldone”. Lì le suore si prendono cura dei bambini sordo muti.
Io avevo ricevuto in donazione degli apparecchi acustici gentilmente offerti dall’Azienda Max Oto del Dott. Rino Bartolomucci.

Ricordo che un bambino non appena ascoltò la mia voce mi chiamò Papà e fu per me una commozione immensa”.

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