Come ogni anno a settembre ci sono i 3 giorni della Sagra del Miele: una sagra nata su iniziativa di un frate cappuccino: sempre presente, fermata solo dal covid, ed un’attrazione per i paesi vicini. Grazie all’impegno e alla dedizione della comunità francescana, da anni la sagra viene riproposta a settembre per raccogliere fondi da investire in progetti per bambini, donne e persone in difficoltà: perché è “una piazza in festa, e non una festa di piazza“.
“Questa sagra nasce 32 anni fa”, come ci racconta il responsabile Alfonso Petrone -” Nasce dall’intuizione di un frate cappuccino padre Luigi Monaco, dove invitò tutti a rendere testimonianza nelle piazze, tra la gente, perché bisognava fare un ulteriore passo. Ebbe l’intuizione di una sagra, quella del miele perché i frati vicino lo producevano e quindi attraverso la vendita potevamo dare vita al tutto: si fece nella piazza centrale di Cercola e fu un gran successo una grande festa. Poi ad ogni sagra abbiamo iniziato ad abbinare dei progetti“.
Se lo ricorda il primo progetto che siete riusciti a mettere in piedi dopo questa prima sagra? -“Si era legato alla Romania. Nella cittadina di Onesti, in Romani, facemmo una missione a cui io stesso partecipai, acquistando una conceria con i soldi della sagra e anche della comunità francescana tutta, ristrutturammo l’edificio creando una casa soggiorno diurna e poi in seguito anche notturna, per bambini che vivevano per strada: in questo modo avevano un riferimento giornaliero per fare i compiti, per pranzare, per stare al coperto in una situazione molto molto povera. Questa casa esiste ancora, è stata consegnata ad una comunità francescana della GIFRA li a Onesti ed ancora oggi abbiamo dei rapporti di adozione a distanza, aiutando con una minima quota le famiglie che vivono lì.”
Un altro progetto di cui ci può parlare, realizzato grazie anche ai fondi raccolti con la sagra? -“Si il secondo progetto che abbiano avvitato subito con la seconda sagra è stato “La mano per un sorriso” che ancora oggi viene portato avanti. È una vacanza per bambini con famiglie in situazione disagiate: una vacanza in estate ed una in inverno a gennaio. I bambini vengono seguito dai volontari della GIFRA.” Come individuate questi bambini? “Sono famiglie che frequentano la chiesa, o sono bambini che conosciamo perché sappiamo che vivono in zone del territorio disagiate, attraverso la Caritas e oratori, e che già seguiamo durante l’anno “.
Come si è evoluta e cambiata negli anni la sagra? “Nel corso degli anni si è evoluta con la sempre maggiore compartecipazione delle persone. Perché l’idea è coinvolgere le associazioni territoriali dove ognuno può raccontarsi. Noi facciamo tutto da soli, ci autofinanziamo per portare avanti i progetti. Nel corso degli anni abbiamo avuto sempre poco aiuto da parte delle istituzioni, ma sarebbe bello valorizzare e portare avanti una sagra come questa nell’interesse della comunità intera. L’idea centrale della sagra è creare la fraternità. Siamo tutte persone diverse con lavori ed estrazioni diverse ma lo scopo è quello della fratellanza e condivisione con gli altri, come predica sempre Papa Francesco”.
Mara Noto, responsabile della comunicazione e componente attiva della GIFRA, ci racconta –“Negli anni abbiamo coinvolto associazioni come Lazzarelle, associazione del carcere femminile per la produzione del caffè, quest’anno vendiamo il caffè prodotto dalle detenute del carcere di Nisida. L’anno scorso abbiamo avuto l’Amca, associazione che si occupa di immigrati a cui doniamo materiale da lavoro, l’associazione Hope, che aiuta le donne di strada che erano nel giro della prostituzione”.
La comunità, Alfonso, è vicina o distante da queste iniziative? –“In linea di massima c’è un allontanamento rispetto al passato, ma perché rispecchia l’individualità dei nostri tempi: alle persone va data un’opportunità anche allo sponsor, non bisogna aspettarsi la telefonata, ma è importante chiedere, è un atto di umiltà. C’è una generosità da parte della comunità, ma rispecchia molto i tempi nostri segnati da individualismo ed indifferenza”.
Voi giovani, Mara, come percepite questa partecipazione da parte della comunità? “Anche se è vero quello che ha detto Alfonso, quando abbiamo chiesto la comunità di Cercola ha sempre risposto con generosità e ci ha dato, ad esempio, la possibilità di poter pagare una parte del viaggio per la GMG, che è stata un’esperienza straordinaria”.
Tra i giovani c’è un forte senso di inadeguatezza e precarietà, e lo vediamo con le notizie di cronaca all’ordine del giorno, come può, e se può, la comunità parrocchiale intervenire? –“Si! Si può intervenire, anzi si deve: dobbiamo investire sull’educazione, spendere il tempo con i ragazzi. Noi come anche la diocesi sta pensando a dei progetti che coinvolgano le persone casa per case, se non vengono loro in chiesa andiamo noi da loro: la chiesa in uscita. È però importante che anche le amministrazioni facciano la loro parte aprendo strutture e spazi pubblici alle associazioni, come non si fa ormai più da anni.” Cosa vogliamo augurare alla comunità di Cercola? – “Di ritrovare e di riappropriarsi di questo vivere insieme, una fratellanza che rilanci una nuova umanità”.
Mara tu come giovane cosa auguri alla comunità? “Il mio sogno è che si ritorni al pensare ad un noi, che si ritorni ad agire per il collettivo e non solo al singolo”.
La Sagra è stata aperta da sindaco Biagio Rossi e dall’assessore Katia Manzo.